La verità sul blackout spagnolo, un insegnamento importante.

 Sulle cause del blackout di lunedì 28 aprile 2025 in Spagna e Portogallo (e Francia del Sud) si sono pronunciati subito i politici, alcuni forse per prepararsi allo scaricamento del barile. A che serve dichiarare che non si sa e che si indaga?

L’interesse per il fatto – che ha causato danni in fondo limitati nel tempo – è andato scemando in un paio di giorni, fermo a dichiarazioni sempre superficiali di alcuni economisti, fautori di una causa o dell’altra per preconcetti (o ragioni ideologiche). Nuclearisti subito ad accusare le rinnovabili, petrolieri ad accusare le centrali non carboniche, e così via. Fantasiosi a sospettare il complotto, e addirittura rivendicazioni fasulle di un attentato impossibile.

Oggi il Corriere della Sera pubblica un’interessante analisi di tipo sociale, che illustra come gli spagnoli abbiamo mostrato calma e una ampia e diffusa solidarietà. Interessante ed edificante analisi a posteriori, che però parte dal punto di vista locale : gli individui al momento per lo più non sapevano né la durata né l’estensione del blackout.

Abbiamo appena letto invece un’analisi tecnica approfondita pubblicata dalla rivista Quale Energia (QE), cui rimandiamo con l’apposito link , ma di cui diamo una traccia.

Si è trattato insomma, sulla base di comunicati degli enti coinvolti, di una combinazione di eventi legati soprattutto alla vulnerabilità strutturale della rete elettrica spagnola, ma anche delle connesse portoghese e francese.

Vi è stato un guasto su una linea di trasmissione ad alta tensione tra la Catalogna francese e quella spagnola, che ha generato un’oscillazione di frequenza incontrollata sull’interconnessione, provocando l’isolamento della rete elettrica spagnola dal resto d’Europa.

L’origine di questo guasto è da chiarire, ma in fondo poco importante.

Lungo la rete spagnola si sono spenti a cascata i generatori, essendo insufficienti i meccanismi di compensazione automatica degli sbalzi di tensione e frequenza.

Come riporta QE : “Non è corretto collegare l’incidente alle rinnovabili. La causa è stata un problema tecnico alla rete di trasmissione”, ha detto alla stampa spagnola la presidente di Red Eléctrica, Beatriz Corredor, respingendo fermamente le accuse mosse alle fonti rinnovabili da molti commentatori improvvisati e non (Rinnovabili vittima e non causa del blackout iberico).

La disconnessione delle fonti rinnovabili è avvenuta dopo l’inizio del collasso di sistema, ma anzi le fonti rinnovabili erano tornate a garantire oltre il 90% dell’elettricità già alle 17:00 dello stesso giorno in cui si è verificato il blackout, cioè dopo appena 4,5 ore.

Le centrali nucleari, al contrario, hanno richiesto molte ore o più di un giorno per tornare operative, rallentando la ripresa della rete.

Tutte le centrali nucleari spagnole sono rimaste senza alimentazione esterna a causa del blackout, entrando in modalità di raffreddamento d’emergenza assistita da gruppi diesel. Questo ha costretto Red Eléctrica de España a concentrare gli sforzi iniziali di ripristino sulla riconnessione delle centrali nucleari, per garantire la sicurezza dei reattori e il mantenimento del raffreddamento. Questa è dunque una ulteriore debolezza dei sistemi concentrati nucleari : non appena c’è energia disponibile, la priorità va ai 7 reattori delle 5 realtà nucleari spagnole, tutte utili a stabilizzare la rete in momenti di assorbimento quotidiano, ma inutili come backup, perchè non è possibile tenerle a regime se la rete di distribuzione è inattiva e non assorbe. E inoltre la loro rimessa a regime richiede tempo e attenzioni che ritardano la soluzione del blackout.

In Italia, le fazioni nucleariste hanno intanto colpevolizzato le rinnovabili, grazie alla solita grancassa mediatica che specula sull’ignoranza dell’oggettività tecnica. Si sono inventati persino un “evento meteorologico straordinario”, forse ricordando la recente tragedia di Valencia.

Nel nostro piccolo…

Questo evento ha tuttavia causato ben 5 morti, fatti isolati legati all’avviamento di quei sistemi di backup – tipicamente a motore endotermico – che richiedono manutenzione sempre costosa e problematica.

In strutture sanitarie, soprattutto, ci dovrebbe preoccupare che questi sistemi siano controllati periodicamente – e sostituiti quando molto vecchi.

Ma un backup serve anche ad un supermercato, ad un’industria alimentare, a certe lavorazioni.

Il fotovoltaico e, soprattutto, il suo accumulo possono fornire una soluzione alternativa, molto conveniente sia per la minore manutenzione, che per la rapidità dell’intervento.

L’EPS (Emergency Power Supply), ovvero il sistema antiblackout  (o backup) è funzione poco conosciuta e spesso non applicata nel nostri sistemi fotovoltaici dedicati soprattutto al risparmio economico. Quasi tutti gli inverter ibridi moderni la consentono, ma il sistema va pensato per questo.

Ecco dunque l’importanza di :

 

- progettare l’impianto professionalmente tenendo conto anche di questa esigenza

- scegliere le macchine più adatte, eventualmente integrando le sorgenti di backup (batteria e generatore endotermico), e dimensionandole.

- verificare la corretta installazione

 

Un sistema fotovoltaico ben progettato e installato consente di superare i blackout alimentando l’impianto (o parte di esso) :

-        dal sole

-        dalle batterie (se cariche oltre una soglia minima)

-        da ambedue le sorgenti

-        con eventuale intervento del GenSet

 

In 3VOLT abbiamo una robusta esperienza in queste tipologie di installazioni.

 

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